CASSINO - TORINO - Chi la conosce sa che è una forza della natura. Anche quando quella natura si è dimostrata più matrigna che madre nei confronti di Mimma Panaccione. Ma lei, cassinate trapiantata a Torino già da qualche anno, non si è arresa e ha dimostrato che dalla disperazione si può trarre una forza fuori dal comune. Scrivere è sempre stata la sua passione, ergo quando ha compreso che le sue parole erano di sostegno per altre donne nella sua stessa condizione, ha scelto di affrontare la grande avventura sul blog di D Repubblica. Così è nato “Lottare, vivere, sorridere”. Da quel momento, questa mia collega-roccia ne ha fatta di strada. Gran parte della quale in salita, ecco perché adesso che dal virtuale è passata al reale, ora che è in programma a Milano il 17 maggio l’evento “Un caffè con le blogger”, con adesioni da tutta Italia, è proprio il caso di farci spiegare questo suo percorso. Per non parlare del fatto che l’argomento tumori è di strettissima attualità sul nostro territorio, con l’indagine sul Nocione e sui danni causati dall’inquinamento ambientale.
Il cancro al seno ha stravolto la tua vita. Cosa ti ha insegnato?
«Che in Italia di cancro si parla poco e male e solo per spot buonisti ed utilitaristici. Ma così si cede il fianco all’avanzata della malattia e si è sempre più inermi di fronte ad un nemico che non si conosce: guidereste un’auto con gli occhi bendati? Bisogna rompere il silenzio, soprattutto su chi vive il cancro al quarto stadio, cioè i metastatici. Io e altre 4 coraggiose donne abbiamo accolto al volo l’opportunità di partecipare al primo blog in Italia e in Europa interamente dedicato al cancro al seno metastatico. Non è facile mettersi a nudo, sia sulle esperienze più intime che sulle proprie debolezze che sui momenti di sconforto. Ma offrendo la nostra autentica esperienza con la malattia possiamo aiutare molte persone a confrontarsi, a non sentirsi sole, a non sentirsi inutili in attesa dell’ineluttabile. Non solo. Aiutiamo anche gli ”ancora sani” dicendo loro la verità dei fatti senza edulcorazioni e strumentalizzazioni. Non ricorrete a tocchi scaramantici di fronte a questa espressione: chiamiamo “ancora sani” coloro che sono del tutto fuori dalla malattia e che vogliamo che restino tali vita natural durante!»
Chi segue il Blog?
«Il blog è dedicato alle donne malate di cancro al seno metastatico, ma (grazie a Dio!) è utilizzato da più tipologie di utenti. I riscontri e i dati “auditel” ci confortano molto in questo senso, perché ci confermano che riusciamo così ad arrivare a migliaia di persone diverse in ogni parte di Italia. I familiari ci chiedono spesso consigli. I più agguerriti sono i figli e i mariti-compagni.Seguono poi gli amici più fedeli che cercano di capire il modo giusto di approcciarsi alla persona malata in maniera costruttiva e non offensiva. Ci sono anche gli aspiranti “guariti”. La categoria più sorprendente è quella composta dagli addetti ai lavori: spesso medici, in particolare oncologi, psiconcologi, infermieri, specializzandi, laureandi in medicina: ci seguono con fervore. Questo non è solo motivo di orgoglio per noi, rappresenta molto di più: è la base di una solida speranza. Perché essere curato, soprattutto per un malato metastatico, assume sempre più l’esigenza irrinunciabile di “essere preso in cura”. La nostra è una malattia cronica, portata sulle spalle tutti i giorni con tutti i suoi fardelli».
Il salto di qualità per il blog quando è arrivato?
«Con il successo anche fuori dall’Italia. Rappresenta una parte importante del nostro lavoro per promuovere la causa, ma non l’unica. Grazie al lavoro pioneristico di Francesca Balena, abbiamo istituito all’interno di Europa Donna Italia (Movimento nazionale che rappresenta le istanze delle donne malate di cancro al seno) il primo Gruppo di Lavoro su questo argomento. Da lì nascono progetti, iniziative ed eventi per sensibilizzare l’opinione pubblica alla causa. E’ triste, infatti, dover prendere atto che prima di entrare nel merito delle diverse problematiche per migliorare la qualità di vita dei pazienti è necessario accendere i riflettori su di essi. Siamo poi diventate membri della Patient’s Advocacy, rappresentanti, cioè, dei malati metastatici e partecipiamo a convegni scientifici internazionali per apprendere, dialogare con gli addetti ai lavori e portare le istanze dei malati nelle stanze dei bottoni».
Cosa dire del tuo/nostro territorio?
«Il cancro è un argomento tabù in Italia e il nostro territorio non fa eccezione, anzi. I problemi di un metastatico qui vengono acuiti dalla carenza di strutture, servizi e dalla mancanza di informazioni. Ciò vuol dire che il Basso Lazio ha grandi potenzialità e capacità inespresse, prese in ostaggio da budget sanitari risicati e dalla mancanza di sinergie. Se la volontà di tutti è quella di voler sconfiggere il cancro allora bisogna abbandonare i colori di casacca, i convegni-passerella e stringere la mano al proprio avversario per costruire una realtà che abbia “cura” dei suoi cittadini malati. Che non siano costretti ad emigrare per ricevere cure migliori e dignitose. Perchè il cancro, purtroppo, riguarda tutti. A tenere la testa nella sabbia e le terga ben scoperte si intuisce facilmente il destino a cui si va incontro. Io per prima sono disponibile a collaborare in maniera operativa e da subito, perchè il tempo non gioca a nostro favore». DA L'INCHIESTA QUOTIDIANO OGGI IN EDICOLA
Cassino, da giornalista a testimonial internazionale contro il cancro. Il coraggio di Mimma Panaccione
— Martedì 10 maggio 2016 - 18:25Redazione L'Inchiesta Quotidiano
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