CASSINO - Li considera “articoli ad orologeria”, pubblicati in gran parte da Il Sole 24 Ore in prossimità delle immatricolazioni. Con il chiaro intento di evidenziare i tratti positivi di determinate università a scapito di altre. Senza tener conto che certi confronti sono privi di fondamento logico perché si basano su presupposti differenti. La disamina è del rettore vicario Unicas, il professor Raffaele Trequattrini, che così commenta quanto pubblicato ieri sul noto quotidiano di economia in merito al recente decreto ministeriale sul turn over che favorirebbe Bicocca e Politecnico a scapito di Siena, Cassino e Napoli II.
«Niente di più falso, se posto in questi termini - sottolinea il delegato alle politiche di bilancio di ateneo -. Siena è tra gli atenei più indebitati d'Italia e rischia di non poter sopravvivere. Noi, invece, abbiamo un indice di indebitamento pari al 5% quando l’indicatore stabilito non deve superare il 15%. Siamo sani, dunque. Se poi ci vogliamo riferire all’altro parametro che regola il turnover, ossia il
rapporto tra le spese per il personale in relazione al Fondo di finanziamento ordinario del Miur e alle tasse degli studenti, è vero: qui siamo al 90% e invece dovremmo essere 10 punti sotto. Ma accade perché i fondi ci sono stati ridotti negli ultimi anni. A questo proposito, abbiamo già preparato un piano di rientro».
Due indicatori, due modi di valutare gli atenei?
«Parrebbe proprio di sì, perché dei due, certamente quello sull’indebitamento è il più importante ma certe lobby finiscono per tener conto sempre dell’altro. Nonstante tutto, Cassino si sta muovendo proprio nell’ottica del cambiamento: nell'ultimo Cda è stato deliberato a favore dell’ingresso di sette ricercatori per acquisire nuove risorse.
La nostra università non deve essere considerata un luogo in cui i giovani non hanno accesso. Tra tre anni, questi neo assunti diventeranno associati. Non solo. E’
già stato deliberato il concorso per un professore ordinario. Dopo il concorso di settembre, bandiremo concorsi da associati e per ricercatori già abilitati. Insomma, entro fine anno prevediamo di assumere un buon numero,
una ventina di persone secondo il rettore Giovanni Betta.
Altro che voci catastrofiche; siamo vittime di una politica ministeriale capestro, ma i nostri conti sono sotto controllo».
Nessun rischio, dunque, per il nostro ateneo?
«Assolutamente no. Abbbiamo i conti in ordine, siamo in grado di pagare gli stipendi, non abbiamo problemi di natura finanziaria.
Smentisco qualsiasi voce rispetto a questo tipo di pericolo. E ribadisco: se il Miur dà indicatori che penalizzano Cassino, bisogna anche aggiungere che stare sopra o sotto l’80% non è indicativo dello stato di salute di tutta la struttura.
Questo è vero, ma non è detto che se non si rispetta uno dei due indicatori si viene penalizzati in termini assoluti. Accomunare determinate realtà non è corretto e sorge spontaneo il dubbio».
Come dire, siamo in “area immatricolazioni” e quindi si gioca anche in modo non proprio corretto.
Quali sono le armi messe in campo da Unicas per essere competitivi “sul mercato”?
«Continuiamo a distinguerci per la nostra politica orientata verso gli studenti meritevoli. Cassino non è un’università minacciata dal pericolo della sopravvivenza, ha i bilanci a posto e sebbene presenti qualche problema, riuscirà a risolverli. Certo, con i pensionamenti le spese scenderebbero e noi potremmo avere un riequilibrio. In fin dei conti, a fare la differenza sono tre milioni di euro
su un bilancio che è di 40 milioni di euro.
Non è una cifra impossibile da recuperare. Avremmo potuto farlo iniziando ad alzare tasse e contributi, ma non abbiamo ritenuto opportuno ricavare risorse finanziarie a scapito degli studenti. Siamo un ateneo a forte vocazione sociale sul territorio, siamo il cosiddetto “ascensore sociale”.
Se alzassimo le tasse, certo recupereremmo soldi ma abdicheremmo alla nostra mission, che non è quella del Politecnico di Milano».
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