«Quanta strada ancora dovremo percorrere per diventare un Paese civile se una ragazza, una figlia è costretta ad andarsene di casa perché lesbica?». A porre la domanda, dal suo blog, è Marco Galli, che prende spunto da un fatto di cronaca nazionale per ricordare che «i diritti civili non possono essere terreno di scontro politico alimentato da una parte retrograda, che considera un provvedimento sugli animali più importante di un provvedimento contro l’omofobia. La drammatica verità è che le forze oscurantiste, che coincidono soprattutto col sovranismo e un populismo becero, in Italia rappresentano una considerevole fetta della popolazione e questo è indicativo dell’arretratezza culturale che segna e condiziona la vita del Paese.
Meglio la droga che l’omosessualità, come se vivere liberamente la propria sessualità sia dannoso per se e per gli altri. Se altrettanta decisione venisse espressa per corrotti e mafiosi saremmo una nazione virtuosa. Invece no. Dovremmo vergognarci per non essere capaci di tutelare ogni diversità, ogni sensibilità riconducibile al semplice amore tra due persone, che è ben diverso dalla violenza che tuttora imperversa tra le coppie eterosessuali a discapito delle donne. Non è un caso che i femminicidi e la discriminazione verso le donne siano una vera e propria emergenza nel nostro Paese che, contestualmente, si nutre di assurdi pregiudizi frutto dell’ignoranza che, a sua volta, alimenta la peggiore politica italiana.
“Dio, patria, famiglia”, uno slogan fascista che ricorre sempre più spesso nelle piazze e nelle strade segnando un arretramento culturale terrificante, per l’ignoranza che tracima da teste rasate vuote e muscoli che non saprebbero sostenere un etto di cultura. E a questo mondo inquietante, per violenza e dabbenàggine, che si rivolge la pessima politica di una destra ottusa per raccattare qualche consenso. Parlare di omosessualità o comunità LGBT a questi campioni di “nullismo bicipidale” è come spiegare a un bimbo di tre anni la teoria della relatività. La differenza è che quest’ultimo non reagirebbe con violenza, mentre questo mondo alieno alla civiltà darebbe prova di “patriottismo”, picchiando qui e là per le strade chiunque abbia atteggiamenti affettuosi fuori dai semplici schemi riconosciuti dalle loro piccole, ma machissime meningi.
Resto dell’idea che i diritti civili vadano riconosciuti a prescindere, ognuno poi liberamente sceglie di vivere nel modo che crede. Non mi creano alcun problema l’eterosessualità, l’omosessualità mi spaventa l’ignoranza, la pretesa di imporre i propri limiti a tutti, il proprio credo agli altri. In passato ci sono stati milioni di morti e genocidi per imporre un Dio con la forza. Penso che ognuno debba credere al proprio Dio rispettando tutti; nello stesso modo chiunque deve essere libero di vivere la propria vita rispettando le leggi, ovviamente più avanzate possibile, senza paure. Non dobbiamo temere l’amore, ma dobbiamo aver paura dell’ignoranza che produce sempre violenza.
Non mi spaventa un figlio o una figlia omosessuale; mi spaventa la prospettiva che non possano poi vivere liberamente la loro vita.
Per questo mi batterò “senza se e senza ma” contro l’ottusità e l’ignoranza, che sono l’humus su cui attecchiscono odio e violenza; non solo contro quelli che si considerano “diversi”, ma anche verso le donne considerate proprietà dell’uomo».
Marco Galli
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