Roberto De Luca
DA L'INCHIESTA DI SERA DEL 17 OTTOBRE
Benevento, Cittadella, Parma. Tre sconfitte esterne su quattro (il blitz di Modena a fare eccezione) che avevano mandato in preoccupazione i tifosi giallazzurri. Con un interrogativo riecheggiante: com’è possibile, il Frosinone rullo compressore in casa che si sbriciola lontano dallo “Stirpe”? Le risposte sono arrivate a Venezia venerdì sera: portar via i tre punti su un campo così ostico non era proprio semplicissimo. Specie per la piega apparentemente maledetta assunta dal match. Quello con i lagunari, invece, è stato il secondo colpo stagionale in trasferta per il Leone. Preziosissimo per scacciare via i fantasmi di un andamento troppo strano per essere vero, visto lo spessore delle prestazioni sciorinate e il mancato arrivo di risultati ad esse congrui. Stavolta tutto ha combaciato: mordente, atteggiamento di squadra, intensità e qualità per un tris da urlo.

Lotta e qualità - Eppure, come dicevamo, la sfida sembrava incanalarsi sui soliti binari della sfortuna col vantaggio dei padroni di casa firmato Cheryshev. Una rete figlia di un primo tempo mal giocato dai giallazzurri, troppo brutti per essere credibili e distanti dai loro soliti principi. Speculare e pensare a difendere con gran parte degli uomini dietro la linea della palla non rientra nelle corde di questa squadra, costruita invece per dominare il campo lasciandosi guidare da coraggio e ritmi alti senza eccessivi fronzoli. Ed è su questa lunghezza d’onda che la ripresa ha assunto una piega diversa, riportando a galla il solito Frosinone. Bravissimo Grosso a saper leggere la partita, incidendo con sostituzioni efficaci e opportune. Frabotta, Mulattieri e Borrelli hanno guidato la risalita canarina. Il primo mediante la bellezza di tre assist pennellati (incluso il servizio al bacio per l’incornata del pari di capitan Lucioni su corner), il secondo attraverso mobilità e fiuto del gol, il terzo con la sua imponente struttura fisica e disinvolte movenze da bomber vero. Cambi utili a ribadire la profondità di una rosa costruita alla grande dalla società presieduta da Maurizio Stirpe, ovviamente nel solco della qualità.

Intercambiabilità - L’altro aspetto di indubbio interesse dell’ultimo Frosinone da trasferta visto all’opera è legato alla grande intercambiabilità tattica posseduta. Il che, sostanzialmente, vuol dire che il calcio di Grosso è un calcio che, prima di ogni altra cosa, ripone enorme fiducia nell’intelligenza del giocatore. Saper leggere le situazioni e prendere decisioni in campo, l’esatto contrario dell’abituale concetto del soldatino. Tutti elementi che sin dall’inizio della stagione si sono evidenziati nel Leone e che, anche venerdì sera al “Penzo”, sono riusciti ad oggettivarsi nella loro manifesta chiarezza. La squadra ha spesso impostato a tre in difesa, alzando con coraggio gli esterni bassi sulla linea dei centrocampisti. Questo è accaduto in particolare nel secondo tempo, ossia quando il pallino del gioco è passato nei propri piedi (39% di possesso palla nel primo tempo, 54% nel secondo). Nei primi 45’, al contrario, la retroguardia si è abbassata in maniera fin troppo vistosa, palesando difficoltà nel riuscire a leggere le scorribande offensive dell’ex Zampano. Poi, però, le cose son cambiate (seppur con qualche brivido dopo il temporaneo 1-2) ed è emersa questa lodevole attitudine a cambiare abito in base alle situazioni di campo. In qualche circostanza, ad esempio, è stato ben interpretato anche il 4-4-2 nonostante il 4-2-3-1 di partenza. Segnali di razionalità e maturità appartenenti ad una squadra che, con i fatti, sta confermando le sue enormi potenzialità. Tutt’altro che casuali se associati ad un concetto di base prioritario nel calcio moderno: dominare il gioco anziché lasciarsi dominare.

La classifica - Detto ciò e riconosciuti gli ampi margini di crescita appartenenti a Lucioni e soci, la classifica continua a sorridere. Quella terza posizione occupata a pari merito con Reggina, Genoa e Bari a quota 18 punti, a -1 dalla capolista Ternana, sta facendo sognare ad occhi aperti i tifosi. L’ambiente è entusiasta delle prove fornite dalla squadra di Grosso, attesa sabato dallo scontro diretto con il Bari che, a sua volta, è reduce dal sorprendente ko interno rimediato per mano dell’Ascoli. Vincere per volare sempre più in alto, sfruttando il calore del “Benito Stirpe-Psc Arena”: la missione Bari è ufficialmente iniziata.
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