La politica. I suoi fili. Le marionette. Le comparse. E il puparo. Inizia il nuovo anno e si fanno i conti con l'anno trascorso, pensando all'anno che verrà. In politica, notizie degli ultimi giorni: nulla è cambiato, addirittura ci sono gravi segnali di peggioramento. Un epoca, la nostra, attraversata, pervasa quasi, da narcisismo e avidità. Una politica sempre più fragile, che ha perso tutti i legami con il suo popolo, però, si presenta sempre più roboante, arrivando alla spettacolarizzazione da curva di calcio: basta guardare a quello che è stato fatto e scritto sulle ultime elezioni di secondo grado del presidente della Provincia di Frosinone.
Mi pare ovvio che parlo della sinistra e del centrosinistra. Si perdono le elezioni amministrative in tanti comuni. Poi si perdono le elezioni politiche. Quindi, in Provincia di Frosinone c'è uno dei risultati peggiori per il PD, con il centrosinistra che è andato in frantumi. Il PD è il terzo partito sorpassato dai 5 Stelle, questo ci dicono gli ultimi sondaggi che a livello nazionale danno il PD al 14 %. È quasi naturale domandarsi: c'è in giro qualcuno che si ferma un attimo, per chiedersi cosa è successo? Nessuno si impegna a fare quella che una volta si chiamava analisi politica. Sicuramente, si pensa che in giro le persone non ragionano più. Perciò, si perdono le elezioni dove i cittadini partecipano con il voto, però si vincono le elezioni di secondo grado dove addirittura il PD si presenta diviso. Per chi ha avuto la possibilità ovvero la fortuna da militante della sinistra di conoscere i grandi partiti popolari e di massa, l'Impegno politico veniva accompagnato sempre alla partecipazione e alla vicinanza con le lotte del mondo del lavoro - senza dimenticare l'attività quotidiana nel quartiere, ed essere protagonista nel promuovere iniziative. Come potrei dimenticare la prima crisi industriale che interessò la nostra provincia agli inizi degli anni '70; sono indelebili nel mio ricordo la partecipazione, la solidarietà, lo stare fisicamente a fare picchettaggio, passare la notte con i fuochi accesi con i lavoratori della Carrignton tessile, di Apd produzione di batterie, alla Snia di Ceccano e al saponificio Annunziata, da Ilfem sud, davanti ai cancelli della Fiat. La politica era anche questo. In tali contesti, attraverso le proteste e le lotte - accompagnate sempre da proposte - avveniva la formazione dei quadri e la selezione dei dirigenti politici. Tutto attraverso la militanza attiva e tra la gente nel condividere fatica, paura, individuando con le persone sempre una prospettiva, una speranza per migliorare le cose la vita e in molti casi la difesa del posto di lavoro. Nel ricordare questi fatti, veramente non c'è nulla di retorico. Certo, tutti siamo consapevoli che il mondo del lavoro è cambiato. Ed è cambiato profondamente. Ma c'è una nuova sfida per chi pensa ancora che la sinistra debba avere un ruolo in Italia, e in Europa: quello di mettersi alla testa dei tanti lavoratori che vengono sfruttati con bassi salari e senza contratti; avere una nuova idea dello stato sociale che combatte le povertà; dare la solidarietà verso le tante fragilità, che questo nuovo mondo crea quotidianamente. Nel passato il rapporto con il mondo del lavoro era pane quotidiano in politica. Questo rapporto, con gli operai, con il mondo del lavoro, rappresentava una possibilità di crescita e una maturazione umana straordinaria. Sono indelebili nella mia mente i volti e le mani segnati dalla fatica. Occhi, parole, sorrisi di tanti uomini e donne che hanno lottato per cambiare e rinnovare le cose che ci circondavano. Poi c'era un punto fondamentale. Non solo la fabbrica, e i luoghi di lavoro. Si lottava anche e soprattutto per l'affermazione dell'idea di riscatto nella conquista di nuovi diritti e di libertà. Dunque, per migliorare le condizioni della città dove si viveva.
Per ritornare al presente. Dopo le drammatiche dimissioni da Segretario nazionale di Zingaretti, le annunciate dimissioni di Letta. Nel mentre, la vittoria netta del centrodestra alle ultime elezioni politiche. Le sconfitte in quasi tutte le regioni Italiane del centrosinistra. L'elettorato del PD è eroso da un lato da Calenda, a sinistra dai 5 Stelle. Da essere la prima forza politica italiana si è passati al terzo posto. Infatti, rispetto alle elezioni politiche dove il PD si è presentato la prima volta siamo passati da 12 milioni di voti ai 6 milioni delle ultime elezioni del settembre 2022. Non solo tutte queste sconfitte non portano mai a fare una riflessione seria, ad andare veramente fino in fondo al rinnovamento e al cambiamento nel modo di fare politica. Anzi, si assiste sempre più a un consolidamento del gruppo dirigente che si pone come una forte oligarchia stretta da piccoli e grandi interessi. Ma non si accorge di stare sulle sabbie mobili. E se, dopo tante sconfitte, qualcuno tornasse a casa sarebbe cosa buona e giusta.
Come ha detto Papa Francesco all'Angelus della scorsa settimana: "Bisogna imparare a farsi da parte al momento opportuno".Purtroppo manca una vera analisi delle sconfitta della sinistra italiana. Da anni il PD viene visto come un partito di governo e di potere. Questo pure quando si perdono le elezioni perché capaci di fare tutti i governi possibili con alleati impossibili. Il PD, pertanto, è oggi privo di una grande politica riformista e popolare, non si caratterizza e non si radicalizza nella società Italiana, non riesce a parlare al mondo del lavoro, non è guida o punto di riferimento nelle grandi aree urbane cioè le cosiddette periferie.
Spero di sbagliare, ma anche le imminenti primarie del PD mi sembrano una sorta di "tirare a campare", un sorta di surretizio a far continuare a vivere le stesse correnti che hanno portato al disastro politico delle ultime elezioni politiche. La politica attuale è caratterizzata da molti che fanno il salto del fosso. Insomma, con molta disinvoltura, molti, a partire da Sindaci e consiglieri comunali, eletti con il PD, abbandonano il campo. Altri ancora vanno e vengono senza alcun pudore nel cambiare casacca. Chiaramente, è merce rara trovare le persone fedeli alle idee, e di rispetto verso gli elettori. Veramente non c'è più limite alla vergogna di come le persone in politica oggi passino da uno schieramento all'altro e viceversa.Questo modo di fare ha spezzato il rapporto di fiducia tra i cittadini, la politica e le istituzioni democratiche. La gente non partecipa e non va più a votare. Pure nelle imminenti elezioni Regionali del Lazio. Il cosiddetto campo largo è saltato. Ci si presenta divisi e si va verso una sconfitta annunciata. Come nelle ultime elezioni politiche, si replicano modalità e scelta dei candidati come se si fosse nel condominio della propria abitazione!
In politica c'è il tempo della semina e poi quello della raccolta. Occorre tornare a formare la classe dirigente. Perché a vincere a tutti i costi, a volte con uomini e idee degli altri, non si va da nessuna parte! Continuo a pensare che a sinistra ci sia un grande oceano di persone e di situazioni nuove da coinvolgere, tante passioni e speranze che vanno messe assieme, dando una nuova prospettiva attraverso idee e progetti, lavorando, stimolando la partecipazione su tematiche come la lotta alla precarietà, al disagio sociale, la difesa dell'ambiente, la salute dei cittadini, l'affermazione della Pace in questo momento così drammatico in Europa. Solamente su questi punti, e tanti altri che si potrebbero aggiungere, ci sarebbe tanto lavoro da fare per chi si sente ancora di sinistra, riformista e socialista.
Questi sono i motivi che portano molte persone, simpatizzanti e tanti elettori a dire che è da diverso tempo "non sto più con Voi". Eppure queste persone continuano il loro impegno politico, ascoltando e condividendo, paure, ansie, disagio sociale anche attraverso il volantariato attivo dove la strada lo richiede. In molti ci sentiamo, come meglio disse Ignazio Silone, "Cristiani senza chiesa meglio ancora socialisti senza partito". Anche se siamo ciechi possiamo sentire che sta tunando. Anche se siamo sordi possamo vedere il lampo.
Qui deve tornare la politica. Come non fare i conti con questo quando quasi il 60% della popolazione non va più a votare. C'è un tema che riguarda la partecipazione dei cittadini. Mi chiedo dove sono i comitati di quartiere, come si organizza oggi la politica, come si determina la partecipazione e quindi le decisioni, come ci si può sentire parte attiva, insomma partecipare per decidere. Questo è un punto che riguarda tutto il sistema politico italiano. Solo cambiando radicalmente questo modo di fare è possibile dare nuova linfa vitale al tessuto democratico italiano. C'è un tema che va riproposto in maniera moderna: le autonomie locali. Adesso tutto diventa grande, unico, e si sono recisi i rami della partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica. A tal proposito voglio ricordare uno degli scritti di Pietro Ingrao: "Il popolo comunità della Costituzione in frantumi".
La Costituzione è chiamata “popolo”. Grande, solenne parola Popolo che vorrebbe significare comunità, ma che viene spezzata, segmentata, ridotta appunto a mercimonio. Colpita prima di tutto nel suo nucleo più forte, nel suo fondamento culturale, nella sua base storica, con questo arrembaggio, questa selezione selvaggia con cui si tende a rompere gli elementi di solidarismo, le scale di valori".
Oggi invece ci troviamo davanti a un modo di agire che si potrebbe definire feudale, padronale, come quando la politica si faceva per censo e nel retrobottega delle corporazioni degli artigiani e latifondisti. Cos'è il PD di oggi. È cosa sarà il PD del futuro. Addirittura é minata la sua sopravvivenza. Oggi è sicuramente una forza notevolmente indebolita. Chi vota PD è un popolo che merita rispetto. Nei fatti è un partito che non è il punto di riferimento del mondo del lavoro, ed è subalterno al liberismo. Non è più un partito di sinistra perché non si è capaci di capire il nuovo mondo con le sue mille contraddizioni. L'Italia ha bisogno di un partito, io penso un grande partito, di sinistra capace in questa fase storica di fare opposizione alla destra. Questo è un fattore essenziale per la politica e per la democrazia!
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